Conclusioni

Proviamo ancora una volta ad immaginare il progetto realizzato.

Aversa ha le dimensioni giuste, non troppo piccola per avere pochi spazi e poche occasioni né troppo grande per ritrovare i MicroMusei confusi tra le molteplici attività di una grande città.
È legittimo supporre che i MicroMusei, se realizzati, possano essere conosciuti e apprezzati oltre i confini di Aversa stessa al punto di rappresentare non solo un motivo di interesse ma anche quello di una punta di invidia.

Un augurio potrebbe essere quello di immaginare che una città, che sia stata capace di tradurre contenuti in una dimensione di accoglienza (come può esserlo una vetrina dedicata a Gatto, a Sciascia ma anche ad eroi del fumetto, realizzata con cura e posta ad un angolo di strada), diventi un motivo d’orgoglio per i suoi abitanti, non solo per coloro che sono istintivamente portati alla cultura, ma per giovani, anziani, scolaresche e le persone tutte.

Realizzare e gestire i MicroMusei non è certamente un’attività che si può organizzare il giorno per il giorno successivo ma ritrovare tra le strade della propria città un progetto che non sia nato da qualche parte dell’Italia più organizzata, ma ad Aversa, cittadina del Sud vicina a Napoli, darebbe forza al tentativo di rigetto di quel marchio non sempre lusinghiero che accompagna un tipo di progettualità, vista sempre come poco lungimirante, troppe volte espressa nelle nostre zone.

Quello che viviamo è un momento positivo per l’innovazione e i progetti relativi, momento che vede la Campania ai primi posti nel numero di startup capaci di proporsi nello sviluppo di nuovi prodotti e di nuovi processi. Dati reperibili in rete (corriere) che letti posso essere anche un modo per accorgersi e ricordare che ci sono giovani, studenti, storia, persone di buona volontà…

Perché non prenderne atto e agire di conseguenza.

I MicroMusei non hanno la pretesa di dare la casa ai poveri o di guarire da malattie.

Sono solo una buona risposta al senso di disfatta che spesso ci assale e ci rimane dentro quando leggiamo le statistiche sulla Qualità della vita e ci ritroviamo, da troppo tempo, nella parte bassa delle classifiche occupate ai primi posti da città e province del Nord.

Grazie per l’attenzione

Pietro D’Errico

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