Alessandro Volta
Sono davvero poche le persone a cui non sia capitato di ritrovarsi con la batteria del cellulare scarica proprio nei momenti in cui se ne aveva un particolare bisogno. Può succedere. Le batterie sono oggetti comuni, le ritroviamo nei giocattoli, nei computer come in un pacemaker, utili al punto che tra non molto alimenteranno i motori delle nostre auto sostituendo la benzina.
La prima di esse è stata immaginata e realizzata da Alessandro Volta più di due secoli fa.
La si può vedere sul tavolo al centro della scena. È stata la prima della storia: grossa, pesante, fatta da dischetti di metallo alternati a dischetti di stoffa imbevuti nell’aceto, non sembra molto vicina a quelle moderne ma le batterie che conosciamo sono nate in quel modo.
Quando ho cercato in rete gli elementi utili per realizzare la rappresentazione di Alessandro Volta al lavoro sono rimasto meravigliato dal fatto che la figura dello scienziato, era ben diversa da quella che immaginavo: nelle pagine che lo riguardano si descrive un signore distinto, profondamente religioso, con un notevole status sociale e ben inserito nel suo tempo, una figura molto diversa da quella che spesso associamo ad un inventore, persone perse nei loro pensieri, a volte strane e imprevedibili.
Guardare un video sulle imprese di un campione dello sport spesso coinvolge e accende gli animi, cosa che raramente accade provando a fare lo stesso per il lavoro di uno scienziato, ma sentirsi in sintonia e perché no, provare un poco di invidia per delle persone che con le loro idee hanno cambiato le abitudini dell’intera umanità può rivelarsi un’esperienza coinvolgente.
Non si diventa scienziati ricordando un episodio della vita di uno di loro ma la scena, del tutto inventata, di Volta in piedi davanti ad un tavolo con un libro, la batteria e gli acidi necessari per farla funzionare, aiuta ad immedesimarsi nella persona e nei suoi pensieri e contribuisce a capire come è vario e interessante il nostro mondo.